Pianta sempreverde, con portamento cespuglioso o arbustivo. Foglie coriacee, con margine biancastro e nervatura centrale pronunciata. Fiori dioici, tetrameri o pentameri, profumati. Frutto: drupa obovoide, rossastra, nera a maturità, contenente 3 semi.
Arbusto diffuso in quasi tutta Italia, ha un legno molto duro, utilizzato per lavori di tornitura o ebanisteria, che emana al taglio un caratteristico odore sgradevole, da cui il nome comune di ‘legno puzzo’; da esso si estrae un colorante marrone che, in passato ed ancora oggi, era ampiamente impiegato dai pescatori del Portogallo per colorare le reti da pesca. Carolus Clusius, botanico francese della seconda metà del ‘500, scriveva che con il decotto della scorza i Portoghesi tingevano le reti subrutilo colore, ed i tintori dal legno ottenevano una tinta fra il nero e il ceruleo.
L’uso dell’alaterno per tingere diverse tipologie di filati, è molto antico: da foglie e rami freschi viene estratto un pigmento giallo-aranciato, mentre dai frutti si ottiene il verde di vescica o verde "vegetale". Tra i composti responsabili della colorazione gialla della seta del costume polacco di Federico III (Re di Danimarca e Norvegia, 1648-1670), conservato presso il Castello di Rosenborg a Copenhagen, è stata identificata la ramnetina, contenuta nelle bacche dell’alaterno. Nelle foglie vi sono anche altri flavonoidi che conferiscono la colorazione tipica gialla del Rhamnus, come quercetina, canferolo e ramnocitrina.
Tuttora le bacche di R. alaternus vengono largamente utilizzate in Europa (Italia, Spagna, Francia, ecc.) in tintorie industriali e come colorante alimentare.
L’alaterno è anche pianta officinale, ed i frutti maturi ed essiccati e la corteccia sono noti per avere proprietà lassative e vermifughe.
Una curiosità: Plinio affermava che l’alaterno fosse in grado di scacciare gli incantesimi ed in alcuni paesi dell’entroterra sardo con il legno giovane si realizzava un amuleto da indossare per proteggersi da ogni pericolo.